L’ultimo libro di Rupi Kaur, un palcoscenico per la vulnerabilità

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In molti ancora non ci credono quando diciamo che la poesia non è solo l’immagine cupa, angosciante dei grandi uomini dell’800 che abbiamo letto e analizzato al liceo. Personaggi ovviamente depressi, talmente provati dall’esistenza da finire nei nostri libri di scuola. Chi l’avrebbe mai detto che oggi il successo di molti sarebbe stato proporzionale alla sua capacità di essere sincero. Questo è ciò che diede inizio a Rupi Kaur, la poetessa canadese di origini indiane ormai diventata la preferita di giovani donne, appassionati di poesia ma ache di coloro che mai e poi mai avrebbero immaginato di spendere soldi per un libro di poesia.

È appena uscito il terzo libro di Rupi, “Home body”, un percorso di presa di consapevolezza di se stessa, dei propri limiti e la scoperta di una tenerezza originale verso i nostri strani difetti, capace di renderci liberi. “Home body” è l’opera che rispecchia l’unione mente-corpo, che riporta la sensazione di essere estraniati da relazioni, affetti, dal nostro stesso corpo per paura di non essere all’altezza. 

I temi ricorrenti della poesia di Rupi Kaur, emersi anche nei primi 2 libri “Milk and Honey” e “The sun and her flowers” sono quelli della femminilità soppressa, dell’abuso, della perdita di contatto con la realtà a causa di situazioni estranianti. Siamo spesso portati a sopprimere delle emozioni o dei traumi della nostra vita per un conformismo quasi implicito. La Kaur porta tutte queste cose allo scoperto, creando uno scandalo necessario per rompere i tabù e per mettere tutti i nostri pre-concetti in discussione.

In un’intervista al magazine Stylist, Rupi disse “siamo in un momento della storia dove c’è bisogno di vulnerabilità, di connessioni e ne abbiamo bisogno adesso. È per questo che la poesia sta funzionando.” 

L’umanità necessita questo tipo di sincerità e le poesie di Rupi ce la danno, nuda e cruda. “Home body” ha raggiunto l’apice di questo approccio, portando su carta storie di stupri, di avvicinamento al sesso da parte di bimbe piccolissime, di relazioni affettive, se così le possiamo definire, dalle quali la sola idea di scappare ci sembra impossibile. E perché tutto questo prende la forma artistica ed espressiva della poesia? Forse perché la poesia non richiede un ordine, un senso logico e strutturato. La poesia non ha un inizio e una fine, anzi ci svincola da questa formalità. La poesia ha il bisogno fisiologico di arrivare a tutti, sfruttando lo scrittore come cassa di risonanza per il mondo. Rupi e la poesia sincera arriva a tutti in un modo o in un’altro perché, per quanto molti non lo accettino, il cuore del genere umano è allineato sui grandi temi, qualsiasi le origini, il colore, il sesso. 

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